Movimentazione Manuale dei Carichi (MMC)

Nei luoghi di lavoro ci sono attività che sono apparentemente meno esposte a rischi: è il caso della movimentazione manuale dei carichi.

A volte però è proprio a causa di questa sottovalutazione del rischio che sono possibili comportamenti individuali dannosi che possono portare a incidenti, lesioni o malattie anche gravi. La movimentazione manuale dei carichi è un’attività lavorativa usuale per molti lavoratori ma è anche una delle principali cause di infortuni e problemi di salute.

Spostare i carichi può sembrare semplice ed esente da rischi, ma se non si applicano procedure corrette possono insorgere sia disturbi dovuti alla graduale usura dell'apparato muscoloscheletrico, sia traumi acuti come ferite o fratture. I rischi della movimentazione dei carichi non sono infatti relativi solo a danni alla colonna vertebrale, alle articolazioni o alla muscolatura, ma anche a semplici schiacciamenti delle mani, a urti durante lo spostamento di un peso, a cadute del carico o di chi è addetto al trasporto.

Il Decreto legislativo 81 del 2008 dedica al tema della movimentazione manuale di carichi una sezione specifica [1], dove la movimentazione [2] è definita come l’operazione di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico. Operazioni che – continua il decreto - per le loro caratteristiche o in conseguenza di altre condizioni, possono comportare rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari.


Le lesioni causate da una movimentazione errata dei carichi

La movimentazione manuale dei carichi è un atto frequente per molti di noi, un atto semplice ma potenzialmente pieno di pericoli. Conoscere meglio la nostra colonna vertebrale può aiutarci a capire le conseguenze di ogni sforzo fatto con la schiena e ad applicare con più consapevolezza le misure di prevenzione necessarie per ridurre al minimo la possibilità di danni fisici.

La colonna vertebrale è la protezione del midollo spinale ma è anche il pilastro della parte superiore del corpo: le ossa, i muscoli e i legamenti che vi sono collegati assicurano, infatti, la rigidità ma anche l’agilità.

La colonna è costituita da vertebre sovrapposte divise in segmenti. Le aree della colonna vertebrale più colpite dai rischi della movimentazione sono la regione dorsale con dodici vertebre e quella lombare con cinque, in cui si trova il nervo sciatico.

Tra una vertebra e l’altra si trova un altro elemento fondamentale per la mobilità della colonna: il disco elastico intervertebrale che, attraverso la sua elasticità, ammortizza eventuali urti e distribuisce il peso che vi si concentra. Questo disco è formato da un anello esterno composto da anelli concentrici di cartilagine fibrosa con all’interno un nucleo gelatinoso incomprimibile.

Se si esercita una pressione verticale, questo anello si deforma e trasmette uniformemente la pressione su tutta la superficie delle due vertebre. Se, invece, si incurva la schiena, ogni disco è schiacciato da un solo lato e spinto verso l’esterno.E, purtroppo, i dischi vengono spesso sottoposti a queste posizioni scorrette, a torsioni o a violente flessioni.

Facendo uno sforzo violento con la schiena incurvata, una parte del nucleo gelatinoso può anche essere spinta lontano: può infilarsi nelle fessure senza riprendere, quando la schiena si raddrizza, la posizione iniziale. La conseguenza è una lombaggine acuta, una sindrome dolorosa provocata dall’irritazione delle terminazioni nervose lungo il bordo del disco.

Se poi la deformazione creata dal nucleo è rilevante e la protuberanza tocca il nervo sciatico nella regione lombare, verrà avvertito un dolore acuto che si irradia fino alla gamba e al piede: è la sciatica, che può essere curata sia con farmaci sia, nei casi più gravi, con un intervento chirurgico.

Ma il nucleo può perfino scoppiare e toccare il midollo spinale provocando la cosiddetta ernia del disco.

Lo stadio finale del deterioramento della colonna vertebrale è lo schiacciamento dei dischi, di cui l’artrosi è tra le conseguenze più dolorose.

Le conseguenze di movimentazioni non corrette possono quindi portare a problemi a volte anche irreversibili: la schiena, quando è seriamente rovinata, non è più curabile e non è più possibile tornare a una completa e perfetta funzionalità.


La sorveglianza sanitaria

Il Decreto legislativo 81 del 2008 prevede per i lavoratori addetti alla movimentazione manuale dei carichi una sorveglianza sanitaria [3] sulla base dei risultati della valutazione del rischio. Sorveglianza che più che un obbligo normativo [4] deve essere considerata come un’opportunità per prevenire o ridurre in tempo i rischi.

Il controllo sanitario previsto comprende:

  • visite mediche preventive per valutare l’eventuale presenza di controindicazioni ad attività di movimentazione manuale di carichi lavoro;
  • visite mediche periodiche per controllare lo stato di salute del lavoratore.

Le visite possono includere esami clinici, biologici e indagini diagnostiche mirate e comportano la formulazione di un giudizio di idoneità. Idoneità che può essere parziale, temporanea o permanente e può prevedere prescrizioni o limitazioni. Ad esempio, alcuni lavoratori, per fattori individuali o relativi al genere e all’età [5], possono essere considerati più suscettibili di altri ai rischi di cui sopra. In questi casi si devono prevedere misure protettive più cautelative di quelle adottate per il resto dei lavoratori.

Senza dimenticare che un controllo sanitario può dipendere anche da un cambio di mansione o da una specifica richiesta di visita. Non esitate a richiederla se avete il sospetto o avvertite i sintomi di un disturbo correlato alla movimentazione manuale dei carichi. Ricordate che i dolori dorsali sono tipici di chi lavora con la schiena incurvata, di chi esegue ripetute torsioni del busto o assume posture forzate. I dolori lombari, invece, si manifestano solitamente quando si sollevano carichi molto pesanti o in modo sbagliato.


La valutazione dei rischi connessi alla movimentazione dei carichi

Le lesioni provocate dalla movimentazione dei carichi possono dipendere da svariati fattori. È proprio attraverso la valutazione dei rischi [6],  un processo importante e delicato che il datore di lavoro deve effettuare [7] per assicurare a tutti i lavoratori un ambiente di lavoro sicuro, che vengono identificati i rischi e previste idonee misure preventive.

Valutare i rischi in azienda significa innanzitutto considerare le possibilità per eliminarli e sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o lo è meno.In alcuni casi, ad esempio, si può valutaredi evitare la movimentazione manuale attraverso l’utilizzo diapparecchiature di movimentazione automatiche o meccaniche.

Nei luoghi in cui non si può fare a meno della movimentazione manuale, è possibile l’impiego didispositivi di supporto quali carrelli o sistemi di sollevamento che riducono gli sforzi.

In alcuni casi, laddove non sia tecnicamente possibile eliminare il rischio, si può cercare di contenerlo. Misure di contenimentodel rischio sono relative, ad esempio, alla riduzione o suddivisione dei pesi da trasportare, alla formazione dei lavoratori sulle procedure corrette di sollevamento, trasporto e deposito di un carico e all’uso di dispositivi di protezione e indumenti idonei.

Senza dimenticare che un elemento importante per diminuire i rischi dei lavoratori è l’adozione di misure organizzative quali la rotazione degli incarichi, l’introduzione di intervalli idonei tra le attività di movimentazione o la suddivisione di queste attività tra più operatori.


La prevenzione dei rischi e la formazione

Per quanto adeguata e completa, una valutazione dei rischi non può incidere sulla sicurezza dei lavoratori, se questi non sono consapevoli dei rischi e delle procedure e comportamenti per prevenirli. La formazione è perciò un momento fondamentale per la vostra sicurezza e ha tra gli obiettivi principali quello di farvi conoscere ifattori di rischio.

Il primo degli elementi di riferimento per comprendere i rischi di una movimentazione è la caratteristica del carico. Il carico è troppo pesante?

Malgrado non esista un preciso limite massimo di sollevamento manuale valido per tutti i lavoratori e per ogni situazione, il Decreto legislativo 81 del 2008fa riferimento, ove applicabili, ad alcune norme tecniche. A titolo esemplificativo ricordiamo che, secondo queste norme [8], il limite di 25 kg può proteggere il 95% della popolazione lavorativa adulta maschile.

Un altro fattore di rischio è dato dall’ingombro eccessivo, dall’instabilità, dalla posizione o dalla struttura del carico. Di fronte a un carico che si trovi in una posizione scomoda e che sia pieno di spigoli taglienti, è necessaria una precisa valutazione della procedura più efficace da adottare.

A volte, anche le dimensioni del carico possono diventare un rischio se impediscono una buona visuale del percorso da fare.

Un ulteriore fattore di rischio è dato dallo sforzo che il carico richiede: non solo in relazione al peso, ma anche ai movimenti e alle posture che ci costringe ad adottare. Inoltre, i rischi per la nostra colonna vertebrale e per la muscolatura aumentano se lo sforzo di movimentazione è troppo frequente o troppo prolungato.

Non dimentichiamo poi i fattori di rischio relativi alle vostre caratteristiche personali: potreste essere soggetti a maggiori rischi per il vostro stato di salute, per una scarsa condizione fisica dovuta alla carenza di attività motoria, per la vostra età.

Insomma, prima di sollevare un carico dobbiamo valutare attentamente la situazione e il rischio. Anche in riferimento alle attività dei vostri colleghi: quando movimentate un carico, siete sicuri di non interferire con qualche altra attività nell’azienda? Se vi dovesse cadere, potreste provocare un infortunio ad altri lavoratori. Oppure nel trasporto potreste urtare persone o attrezzature perché lo spazio di passaggio è insufficiente.

Quindi valutate sempre con attenzione ogni elemento di rischio nella movimentazione manuale di un carico, senza esitare di chiedere l’aiuto di un responsabile nel caso riscontriate delle difficoltà o riteniate che le condizioni per operare necessitino di una valutazione ulteriore.


Attrezzature e aiuti per la movimentazione dei carichi

Uno dei modi indicati nella normativa [9] per ridurre i rischi della movimentazione manuale dei carichi è quello di fornire ai lavoratori degli aiuti meccanici, i cosiddetti ausiliatori, utili a prevenire danni alla schiena.

Possono essere, ad esempio, carrelli in diverse forme e grandezze, adatti a trasportare carichi vari secondo i limiti di portata indicati, o carrelli creati per trasportare particolari componenti o attrezzature.

Altri ausili che consentono di sollevare carichi con estrema facilità, quasi azzerandone il peso, sono i paranchi, attrezzature a mano o a motore costituite da un sistema di carrucole collegate da funi o catene, che permettono di sollevare carichi applicando una forza inferiore al peso del carico stesso.

Per tutte queste attrezzature è bene rammentare alcune semplici regole da seguire. Intanto l’attrezzatura deve essere adatta al sollevamento o trasporto di quel particolare carico. Per poter garantire sia la stabilità del carico che la vostra sicurezza, è necessario inoltre conoscere le istruzioni d’uso ed essere abilitati all’utilizzo. Non utilizzate attrezzature per il sollevamento se non siete sicuri di quello che state per fare e delle conseguenze che ne possono derivare. E iniziate un sollevamento o un trasporto con queste attrezzature solo quando siete certi che non ci siano altri operatori nelle vicinanze delle zone di lavoro (dove potrebbero cadere i carichi movimentati). Nel trasporto, spostatevi solo all’interno dei percorsi idonei delimitati.

Le attrezzature, per conservare nel tempo le loro caratteristiche di sicurezza devono anche essere mantenute in efficienza [10]. Anche se non siamo dei manutentori, possiamo comunque contribuire a mantenere le ottimali condizioni di lavoro: ad esempio, segnalando eventuali anomalie o inefficienze. Prima di iniziare qualsiasi lavoro, verificate quindi il buono stato di conservazione, manutenzione ed efficienza di ogni attrezzatura. Nel caso che troviate un’anomalia non utilizzate l’attrezzatura, ma seguite le procedure previste in caso di guasto e, se necessario, chiamate gli addetti alla manutenzione.


[1] Titolo VI – Movimentazione manuale dei carichi (da art. 167 a art. 171), Decreto legislativo n. 81 del 2008
[2] Articolo 167, Decreto legislativo n. 81 del 2008
[3] Articolo 168, comma 2, lettera d), Decreto legislativo n. 81 del 2008
[4] Articolo 41, Decreto legislativo n. 81 del 2008
[5] Allegato XXXIII, Decreto legislativo n. 81 del 2008
[6] Articolo 28, Decreto legislativo n. 81 del 2008
[7] Articolo 17, comma 1, lettera a), Decreto legislativo n. 81 del 2008
[8] Norme tecniche ISO 11228 (parti 1-2-3), indicate dall’articolo 168, comma 3 del Decreto legislativo n. 81 del 2008
[9] Articolo 168, comma 1, Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[10] Articolo 71, comma 4, Decreto Legislativo n. 81 del 2008

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