Quali sono le principali attrezzature e DPI contro le cadute dall'alto?

Lavori in quota: utilizzo corretto delle scale

Le scale sono il mezzo più semplice per accedere a un luogo di lavoro elevato.

La legge prevede che sia utilizzata una scala a pioli quale posto di lavoro in quota solo nei casi in cui l'uso di altre attrezzature di lavoro considerate più sicure non è giustificato a causa del limitato livello di rischio e della breve durata di impiego oppure delle caratteristiche esistenti dei siti che non si possono modificare [1]. Ma potrebbe comunque capitarvi di utilizzare queste scale, per cui vediamo le principali precauzioni per un utilizzo sicuro.

Innanzitutto, è fondamentale che la scala a pioli sia dell’altezza sufficiente: salire sugli ultimi gradini può essere molto pericoloso. Come regola generale, ricordate di non salire oltre gli ultimi tre gradini, in questo modo potrete utilizzare la parte superiore come sostegno per il corpo o per assicurarsi con una mano. Se ne usate una per l'accesso a un piano, questa deve sporgere oltre il livello di arrivo per offrirvi un punto di appoggio nell’ultimo tratto.

Attenzione all’'inclinazione: la scala non deve essere troppo ripida, per evitare il pericolo di ribaltamento indietro, o troppo inclinata per il pericolo di scivolamento della base. La distanza della base della scala dalla parete deve essere un quarto dell’altezza del punto di appoggio. Un metodo semplice per verificare l'inclinazione corretta della scala è la “prova del gomito”: con i piedi contro la base della scala e paralleli ai pioli, sollevate il gomito all'altezza delle spalle. State ben dritti e, se l'inclinazione è giusta, il gomito toccherà la scala. Altrimenti spostate la scala e provate di nuovo.

Una fondamentale misura di prevenzione è la preparazione prima di salire. Gli attrezzi vanno agganciati alla cintura o nelle tasche. In questo modo avrete le mani libere e gli attrezzi non potranno cadere. Controllate che l’appoggio della scala sia stabile e salite sempre con le mani sui pioli rivolti verso la scala: le mani sui pioli permettono una presa più salda in caso di scivolamento. Infine, attenti a non abbandonare oggetti sui ripiani: un oggetto che cade dall'alto può avere serie conseguenze per eventuali persone sottostanti.

Per questo motivo è importante delimitare lo spazio di lavoro per evitare che estranei si avvicinino alla zona a rischio, ma anche per proteggere l’operatore sulla scala da urti di persone o mezzi in transito.

Quando si deve rimanere fermi sulla scala per lavorare in posizione elevata si utilizza una cintura addominale di posizionamento munita di un cordino da agganciare a un punto fisso. Nelle operazioni di fissaggio mantenete sempre una mano in presa fino a quando non siete assicurati. Attenzione: con le cinture addominali, il cordino deve essere il più corto possibile e deve essere tenuto sempre in tensione. In questo modo, un eventuale scivolamento viene bloccato immediatamente senza causare pericolosi strappi.

Le scale con piattaforma e parapetto permettono maggiore sicurezza ma anche in questo caso non sottovalutate mai i rischi! Nella discesa o nella salita tenetevi saldamente al corrimano con una mano e controllate sempre dove mettete i piedi. Non muovetevi con tutte e due le mani occupate: in caso d’inciampo non potreste sostenervi al corrimano. Per evitare rischi, lasciate quindi sempre libera una mano.

Senza mai dimenticare che tutte queste scale devono sempre essere bloccate a terra prima di utilizzarle, tramite il fermo delle ruote o con l’azionamento degli appositi stabilizzatori: una scala che si può spostare improvvisamente mentre siete sopra può essere un grave pericolo!


Cosa sono le protezioni collettive e come devono essere utilizzate?

Le protezioni collettive sono la prima misura di prevenzione che deve essere attuata per evitare cadute dall’alto [2]. Ma quali sono queste protezioni e come devono essere utilizzate per essere efficaci?

Le protezioni collettive contro la caduta dall’alto possono essere di vario tipo, dai semplici ponti su cavalletti, ai trabattelli (più precisamente “ponti su ruote”), sia in versione semplice sia in configurazioni complesse. Ma sono protezioni collettive anche le scale fisse o a piattaforma e le specifiche protezioni per le aperture nelle fusoliere installate direttamente sui velivoli in allestimento o in manutenzione. Fino ad arrivare ai più completi ponteggi fissi.

Tutte queste protezioni, per essere efficaci e resistenti devono essere progettate e installate adeguatamente. Allestimento che può essere effettuato solo da parte del personale addestrato e autorizzato, sotto la vigilanza di un preposto responsabile [3]. Per questo motivo ogni intervento successivo di modifica deve essere svolto esclusivamente da questi addetti. Come abbiamo già detto, oltre a loro, nessuno può infatti compiere di “propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori” [4], come modificare o inventare soluzioni provvisorie, quali passerelle in altezza costituite da pedane o da falsi pavimenti. Oppure eliminare un parapetto/corrimano di una scala perché impedisce di posizionarla in modo efficace: in questo caso è necessario cambiare scala e utilizzarne una più adatta.

Le uniche operazioni ammesse sono quelle di manovra delle protezioni mobili per adattarle alla situazione di lavoro, ad esempio regolando al minimo la distanza dalla struttura per non lasciare spazi vuoti in cui si possa cadere. Così come regolare i parapetti mobili delle scale a piattaforma per adattarli al punto di arrivo. Tutte le protezioni devono quindi essere sempre nella posizione adeguata prevista e spostate solo per il tempo delle regolazioni.

Senza mai dimenticare i fermapiede. Dove questi sono mobili, quindi non incorporati nel parapetto, devono sempre essere nella corretta posizione, sono fondamentali per evitare che una semplice caduta in piano si trasformi in caduta dall’alto: il bordo di arresto impedisce infatti di continuare la scivolata sottopassando il parapetto. Inoltre, bloccano eventuali oggetti evitando che possano cadere e ferire le persone in sosta o in transito nell’area sottostante.


Cosa sono i ponteggi mobili e trabattelli e come devono essere utilizzati?

I ponteggi mobili su ruote [5], più noti come trabattelli, sono ponteggi realizzati con elementi portanti prefabbricati e modulari [6], che prevedono schemi standard di montaggio ma che possono essere allestiti con configurazioni personalizzate, anche complesse, costituite da più moduli affiancati o collegati tra loro. Al termine dell’impiego, per spostare l’allestimento, sono necessarie delle operazioni di parziale disallestimento e delle successive manovre di ripristino e riconfigurazione. Tutte queste operazioni potranno essere effettuate solo da parte di addetti autorizzati, formati e addestrati e dovranno essere rispettate le indicazioni del fabbricante, utilizzando esclusivamente gli schemi di montaggio previsti nella documentazione.

In queste operazioni, nel caso le protezioni collettive non fossero più efficaci perché smontate o in allestimento, sarà necessario utilizzare specifici dispositivi di protezione individuale anticaduta, ancorandoli a punti fissi adeguati. L’accesso alla zona dovrà essere impedito a tutte le persone estranee alle operazioni fino al completo riallestimento in sicurezza del ponteggio, con particolare attenzione a riposizionare in modo adeguato i parapetti mobili, evitando anche in questo caso di lasciare spazi vuoti in cui si possa cadere, anche solo parzialmente.

Massima attenzione all’utilizzo dei ponteggi su ruote nella versione singola. A differenza delle configurazioni complesse che, proprio per la loro ampiezza e complessità sono più stabili, il principale rischio nell’utilizzo di un trabattello è la caduta dall'alto dovuta a un ribaltamento: evento molto più frequente di quanto si possa immaginare. Un trabattello è progettato per una determinata portata massima in posizione stabile, non in movimento. Se si effettua quindi uno spostamento del ponte con qualcuno ancora sopra, basta un piccolo ostacolo, come un cavo steso al suolo, per far “impuntare” una ruota modificando l’equilibrio e causando il ribaltamento del trabattello.

Ma è necessario fare molta attenzione anche con il ponte in posizione fissa: bloccate sempre le ruote e mettete in posizione gli appositi stabilizzatori prima di utilizzarlo, facendo sempre riferimento alle istruzioni fornite dal fabbricante e alle procedure aziendali sugli appoggi e sugli ancoraggi relative alla specifica realizzazione. E se quando siete sopra vi accorgete di non arrivare al punto di lavoro, non sporgetevi… ma scendete e riposizionate il ponte (per questo motivo è sempre necessario organizzarsi prima di effettuare un lavoro valutando con attenzione ogni esigenza e ogni rischio).

Fate anche attenzione a non superare la portata massima ammessa e non dimenticate di delimitare la zona di lavoro per evitare che persone si avvicinino alla zona a rischio ma anche per proteggere il vostro trabattello da urti di mezzi in transito.


Quali sono i dispositivi di protezione individuale e come devono essere utilizzati?

I dispositivi di protezione individuale anticaduta sono obbligatori quando nei lavori in quota non siano possibili misure di protezione collettiva [7]. Ma vediamo nel dettaglio quali sono e come devono essere utilizzati:

  • l’imbracatura destinata a essere indossata;
  • il sistema di trattenuta e di arresto della caduta, eventualmente dotato di assorbitore di energia, che collega l’imbracatura al dispositivo di ancoraggio;
  • il dispositivo di ancoraggio a parti stabili delle opere fisse, provvisionali o a una linea rigida o flessibile, orizzontale o verticale [8].

Durante una caduta in uno spazio libero, trascorre una breve frazione di tempo prima che il dispositivo di protezione entri in azione, chiamato "caduta libera".

Quando il dispositivo di protezione blocca la caduta, l'energia accumulata dal corpo viene assorbita dal sistema di arresto che deve quindi essere in grado di non sottoporre il corpo a una pressione eccessiva distribuendola invece in modo ottimale. Tenete conto che bastano 50 cm di caduta libera arrestata di colpo per provocare traumi e lesioni.

La prima misura per impedire queste conseguenze è quindi l’annullamento dello spazio di caduta libera, normalmente risolto con l’utilizzo di un dispositivo di arresto della caduta di tipo retrattile. È un dispositivo dotato di una funzione autobloccante e di un sistema automatico di tensione e di ritorno del cordino: la lunghezza del cordino è regolata automaticamente consentendo all’utilizzatore un libero spostamento e un arresto immediato in caso di caduta.

Il punto di ancoraggio può essere fisso, come quelli installati in cima a un portale o una scala di accesso alle fusoliere, o scorrevole lungo una guida, normalmente rigida e orizzontale, fissata al soffitto. Utilizzate solo i punti di ancoraggio previsti e rispettate sempre anche il numero massimo di utilizzatori che il sistema può sopportare nello stesso momento.

Ma anche per l’utilizzo di questi dispositivi sono necessarie alcune cautele: innanzitutto questi dispositivi non sono adatti quando lo spostamento dell’utilizzatore causa un’inclinazione del cordino maggiore del valore massimo, indicato dal fabbricante, che ne permette l’attivazione (generalmente 30°). Inoltre, allontanandosi dal punto di ancoraggio si aumenta la lunghezza del cordino, che in caso di caduta può causare un ampio “effetto pendolo” che può farvi urtare contro attrezzature o strutture. Oppure l’urto contro una superficie affilata può persino tagliare il cordino. Quindi, nell’utilizzo dei dispositivi retrattili valutate con attenzione lo spostamento massimo orizzontale rispetto al punto di ancoraggio che potete compiere senza rischi.

Attenzione anche all’accesso ai luoghi in quota. Se utilizzate scale o portali indossate l’imbracatura a terra e agganciatela ai previsti dispositivi anticaduta che vi proteggeranno durante la salita: ricordate che dopo pochi gradini sarete già oltre i 2 metri, limite oltre il quale l’utilizzo di questi dispositivi è obbligatorio (oltre che necessario per tutelare la nostra salute…).

Quando non sono previsti i dispositivi retrattili anticaduta, si utilizzano dei cordinidi collegamentoalpunto di ancoraggio.

In questo caso, però, rimane il rischio di una caduta libera, per breve che sia. È quindi necessario prevedere anche un assorbitore di energia: un elemento progettato per dissipare l’energia sviluppata durante la caduta dall’alto limitando le forze che agiscono sul corpo per evitare lesioni. Ma l’uso di questi assorbitori di energia comporta un allungamento degli spazi di arresto: per dissipare l’energia, l’assorbitore si deforma e si allunga, in alcuni casi fino a quasi 2 metri [9], allungamento che può essere individuato leggendo le istruzioni del fabbricante. Bisogna pertanto accertarsi che sotto il punto di ancoraggio esista uno spazio sufficiente e libero da ostacoli.

È inoltre importantissima la scelta del punto di ancoraggio: per rendere minimo lo spazio di caduta libera, questo punto deve essere il più possibile sopra l’aggancio dell’imbracatura e la lunghezza del cordino deve essere la minima possibile in relazione all’attività da svolgere (utili in questa situazione i cordini con dispositivi di regolazione della lunghezza). Nell’utilizzo dei cordini di collegamento è perciò necessario prevedere un punto di ancoraggio che garantisca uno spazio di caduta sicuro e libero da ostacoli, valutando la lunghezza del cordino di collegamento, l’allungamento del dissipatore ma anche le oscillazioni del corpo durante la caduta (l’effetto pendolo).

Scelto il metodo di trattenuta della caduta bisogna ora indossare l’imbracatura (negli anni passati definita cintura di sicurezza con bretelle). L’imbracatura è il supporto costituito da una cintura alla vita, cosciali, cinghie e fibbie che avvolgono il corpo di una persona con lo scopo di arrestare la caduta e di sostenere il corpo in modo uniforme e adeguato. Nella parte posteriore ove le bretelle convergono sulle spalle è posizionato l’anello necessario per il collegamento del cordino di arresto.

Ricordate sempre che solo un’imbracatura correttamente indossata permette di distribuire efficacemente lo strappo della caduta su tutto il corpoevitando che la forza dell’impatto si concentri solo su alcune zone causando lesioni, anche gravi. Un’imbracatura non indossata correttamente o danneggiata può addirittura sfilarsi nella fase di arresto.

Quindi ispezionatela con estrema cura prima dell’uso e assicuratevi della sua perfetta integrità: guardate se il tessuto è consumato, se gli anelli sono deformati e se le chiusure funzionano correttamente. Tutti i suoi componenti devono calzare perfettamente, senza ostacolare i movimenti ma rimanendo il più aderente possibile: agite sugli appositi mezzi di regolazione previsti dal fabbricante e illustrati nel manuale di istruzioni. Un’imbracatura è correttamente adattata al corpo quando le cinghie non si spostano e non si allentano da sole.

Ora controllate l’integrità di tutti gli altri dispositivi anticaduta, compresi connettori e ganci, verificando soprattutto che siano compatibili tra loro e che siano chiusi in modo corretto senza possibilità di aperture accidentali. Non dimenticate che ogni passaggio da un ancoraggio all’altro nella fase di lavoro e il primo aggancio nella fase di accesso in quota devono sempre avvenire evitando situazioni in cui non siete agganciati o non protetti dalla caduta, ad esempio utilizzando più punti di ancoraggio in sequenza o altri sistemi di protezione.

Anche in questo caso tutto il personale presente nella zona di lavoro deve essere allontanato o avvertito dell’inizio delle lavorazioni in quota.


Cadute dall’alto: cosa fare in caso di emergenza?

I sistemi di protezione contro le cadute dall’alto possono quindi salvarci la vita ma, come già detto, rimangono comunque dei rischi per gli organi interni causati dalle sollecitazioni trasmesse al corpo provocate dall’arresto improvviso di una caduta e dal permanere in una posizione di sospensione inerte.

La persona sospesa deve quindi essere recuperata nel più breve tempo possibile, soprattutto se è incosciente, prevedendo per questa operazione specifiche procedure di emergenza e addetti formati e addestrati per queste operazioni di soccorso, dotati delle attrezzature necessarie.

La prima operazione da compiere in questi casi è quindi l’immediata comunicazione dell’allarme, seguendo esclusivamente le procedure indicate nel piano di emergenza. Sarà il centro di gestione dell’emergenza che a sua volta avvertirà le squadre di intervento e di primo soccorso o, se necessario, i soccorsi esterni, come i Vigili del Fuoco o il Soccorso sanitario nazionale. Nella comunicazione, parlate lentamente, indicando innanzitutto il luogo e poi il tipo di emergenza.

Ma attenzione: in ogni incidente o infortunio c’è sempre una situazione di pericolo. Il soccorritore deve quindi proteggersi ed evitare che lo stesso infortunio possa accadere di nuovo, ad altri lavoratori ma anche allo stesso soccorritore. Agite quindi con prudenza valutando ogni possibile pericolo, soprattutto nel caso di rischio di caduta dall’alto. L’urgenza di soccorrere qualcuno non deve farvi sottovalutare la situazione: ricordate anche che senza soccorritore l'infortunato non avrà nessun aiuto.

Se invece l’infortunato è già a terra, ad esempio nel caso di una caduta senza dispositivi di protezione, controllate attentamente se la vittima deve essere spostata o potete assisterla sul posto senza rischi. Non spostate l’infortunato se avete il sospetto che abbia subito un trauma alla colonna vertebrale, salvo che non sia in immediato pericolo di vita, come nel caso di un incendio che può raggiungerlo o da una struttura che può cadergli addosso. Ricordate che anche una semplice caduta da una scala può provocare serie lesioni che possono essere aggravate da movimenti non corretti causati dal soccorritore.

Se è necessario spostare l’infortunato, trascinatelo dalle caviglie con le braccia distese ai lati della testa (ovviamente su una superficie liscia e orizzontale). Questa posizione stabilizza il collo e, in caso di traumi alla colonna vertebrale, può evitare di peggiorare le lesioni dell’infortunato. È però evidente che questo modo di trasporto è un intervento di assoluta emergenza che va eseguito solo nei casi di immediato pericolo di vita. Negli altri casi è meglio non muovere l'infortunato in attesa dell'arrivo dei soccorsi.


[1] Articolo 111, comma 3. Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[2] Articolo 111, comma 1, lettera a), Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[3] Articolo 123, Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[4] Articolo 20, comma 2, lettera g) Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[5] Articolo 140, Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[6] Norma UNI EN 1004, indicata al punto 1, lettera) dell’Allegato XXIII del Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[7] Articolo 115, comma 1, Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[8] Articolo 115, comma 3, Decreto Legislativo n. 81 del 2008
[9] Norma UNI EN 355:2003 Dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall'alto - Assorbitori di energia

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